Honoré de Balzac
Claes LAlchimista
(La Recherche De LAbsolu)
Sesta parte
Se durante la giornata la signora Claes aveva qualche crisi pericolosa, se essa stava peggio e sembrava prossima a morire, Claes era il solo in casa e in città ad ignorarlo; Lemulquinier il suo cameriere, lo sapeva ma né le figlie alle quali la madre imponeva il silenzio, né sua moglie lo avvertivano del pericolo che correva una creatura un tempo amata così appassionatamente.
Quando il suo passo risuonava nella galleria dove andava a pranzare, la signora Claes era felice: stava per rivederlo e raccoglieva tutte le sue forze per gustare questa gioia.
Nel momento in cui entrava, questa donna pallida e mezzo morta si coloriva, riacquistava laspetto della salute: lo scienziato veniva da lei le prendeva una mano e la vedeva sotto una falsa luce; per lui solo essa stava bene. Quando le chiedeva "moglie cara, come stai oggi?" essa gli rispondeva "meglio, amico mio!" e lasciava credere a questo uomo distratto che il giorno dopo essa si sarebbe alzata ristabilita. La preoccupazione di Baldassarre era così grande che scambiava la malattia che faceva morire sua moglie con una semplice indisposizione; moribonda per tutti, era viva per lui. Una separazione completa dei due sposi fu il risultato di questanno. Claes dormiva lontano dalla moglie, si alzava il mattino e si chiudeva nel laboratorio o nel suo studio, e non vedendola più che in presenza delle figliole o dei due o tre amici che venivano a trovarla, si disavvezzò a lei. Questi due esseri, un tempo avvezzi a pensare insieme, non ebbero più che raramente quei momenti di confidenza, dabbandono e di, espansione che costituiscono la vita del cuore e giunse un tempo in cui queste rare voluttà vennero meno. Le sofferenze fisiche vennero in aiuto alla povera donna nel sopportare un vuoto una separazione che lavrebbe uccisa se fosse stata viva. Provò tali dolori che qualche volta fu lieta di non avere a testimonio quegli che essa amava sempre. Contemplava Baldassarre durante una parte della sera e sapendolo felice come bramava esserlo, divideva la felicità chessa gli aveva procurata. Questa breve gioia le bastava, essa non si chiedeva più se era amata, si sforzava di crederlo, e scivolava su questa crosta di ghiaccio senza osar di fermarvisi, temendo di romperla e di annegare il suo cuore in un nulla spaventoso. Dato che nessun avvenimento turbava questa calma e che la malattia che consumava lentamente, la signora Claes contribuiva a questa pace interiore, mantenendo laffetto coniugale a uno stato passivo, fu facile giungere in queste monotone condizioni ai primi giorni del 1816.
Verso la fine di febbraio Pierquin, il notaio diede il colpo che doveva precipitare nella tomba una donna angelica, lanima della quale diceva labate De Solis era quasi priva di peccati.
Signora le sussurrò allorecchio cogliendo un momento nel quale le figliole non potevano udire la loro conversazione il signor Claes mi ha incaricato di chiedere a prestito trecento mila lire sulle sue proprietà, prendete delle misure per linteresse dei vostri figlioli.
La signora Claes congiunse le mani, alzò gli occhi al soffitto e ringraziò con un benevolo gesto del capo, e con un sorriso il notaio, che ne fu commosso. Questa frase fu il colpo di pugnale che uccise Pepita. Durante la giornata si era abbandonata a tristi riflessioni che le avevano reso il cuore gonfio e si trovava m una di quelle situazioni nelle quali il viandante non avendo più il suo equilibrio precipita spinto da un sassolino, in fondo al precipizio che fino allora ha costeggiato con tanto coraggio. Quando il notaio se ne fu andato chiese a Margherita loccorrente per scrivere, raccolse le sue forze, e per qualche momento si occupò del suo testamento. Più volte sera fermata a contemplare la figlia: lora delle confessioni era venuta. Dirigendo la casa, dalla malattia di sua madre Margherita aveva così ben realizzate le speranze della morente, che la signora Claes spinse sullavvenire della sua famiglia uno sguardo senza disperazione vedendosi rivivere in questo angelo amoroso e forte; senza dubbio queste due donne presentivano di doversi fare delle mutue e tristi confidenze; la figlia guardava la madre appena si sentiva guardata da questa, e a tutte due scorrevano lagrime negli occhi. Molte volte Margherita mentre la signora Claes si riposava, diceva: Mamma... come per parlare: poi si fermava come soffocata senza che sua madre troppo dominata dalle sue ultime riflessioni, le chiedesse conto di questa interrogazione. Finalmente la signora Claes volle chiudere la sua lettera: Margherita, che le teneva il lume, per discrezione si ritrasse a fine di non vedere la soprascritta:
Puoi leggere, figlia mia, le disse la malata con un tono straziante.
Margherita vide che sua madre scriveva queste parole: " A mia figlia Margherita ".
Parleremo quando mi sarò riposata aggiunse mettendo la lettera sotto il guanciale.
Poi ricadde sul cuscino, come sfinita dallo sforzo fatto e dormì per qualche ora. Quando si svegliò le due figliole e i due figlioli erano in ginocchio davanti al suo letto e pregavano con fervore. Era giovedì. Gabriele e Giovanni erano appena arrivati dal collegio condotti da Emanuele de Solis, da sei mesi nominato professore di storia e filosofia.
Cari figlioli, bisogna che ci salutiamo esclamò. Voi mi abbandonate, voi! E quello che....
E non terminò.
Signor Emanuele disse Margherita vedendo sua madre impallidire andate dal papà a dire che la mamma sta peggio. Il giovane de Solis salì fino al laboratorio, e dopo aver ottenuto da Lemulquinier che Baldassarre venisse a parlargli, questi rispose alla richiesta urgente del giovane:
Vado.
Amico mio disse la signora Claes ad Emanuele quando questi fu ritornato, conducete via i due ragazzi e andate a cercar vostro zio. È necessario, credo, che mi si diano gli ultimi sacramenti, e desidererei riceverli da lui.
Quando rimase sola colle sue figliole, fece mi segno a Margherita, che, comprendendo la madre, mandò via Felicita.
Anchio dovevo parlarvi cara mamma e, non supponendo che sua madre fosse grave come era, allargò la ferita già inferta da Pierquin. Da dieci giorni non ho più soldi per le spese di casa, e devo sei mesi di stipendio ai domestici. Già due volte volevo chiedere i danari al papà e non lho osato. Voi non sapete! Sono stati venduti i quadri della galleria e la cantina...
Egli non mi ha detto una parola di tutto ciò! esclamò la signora Claes. Oh, mio Dio, mi chiamate a tempo! Poveri i miei figlioli, che sarà di voi?
Fece una ardente preghiera che le illuminò gli occhi della luce del pentimento.
Margherita riprese, togliendo la lettera dal guanciale ecco uno scritto che non aprirai e leggerai che nel momento in cui, dopo la mia morte, ti troverai nella più gran miseria cioè quando qui mancherete del pane. Mia cara Margherita, ama tuo padre, ma abbi cura di tua sorella e dei tuoi fratelli. Fra qualche giorno, forse fra qualche ora, tu ti troverai alla testa della casa! Sii economa. Se tu ti trovassi in contrasto colle volontà di tuo padre, e la cosa può darsi poiché ha sciupato molto denaro per cercare un segreto la cui scoperta deve essere causa di una gloria e di una fortuna immensa, egli avrà bisogno di denaro, forse te ne richiederà; usa allora di tutta la tua tenerezza di figlia e sappi conciliare glinteressi di cui tu sarai la sola protettrice con ciò che devi a un padre, a un granduomo, che sacrifica la sua felicità, la sua vita per la gloria della sua famiglia, se potrà aver torto nella forma, le sue intenzioni saranno sempre nobili; egli è così buono e il suo cuore è così pieno damore! Voi lo rivedrete buono e affettuoso, voi! Ho dovuto dirti queste parole sullorlo della tomba, Margherita! Se vuoi lenire i dolori della mia morte, promettimi figlia mia, di sostituirmi presso tuo padre, di non procurargli dolore, di non rimproverargli nulla e di non giudicarlo! Infine sii una mediatrice dolce e compiacente, fino a che terminata la sua opera, egli ritorni il capo della sua famiglia!
Vi comprendo, mamma cara, disse Margherita baciando gli occhi gonfi della morente e farò come vuoi.
Non sposarti, angelo mio riprese la signora Claes che quando Gabriele potrà succedetti nel governo degli affari della casa. Tuo marito, se tu ti sposassi, forse non condividerebbe i tuoi sentimenti, e porterebbe il turbamento in casa e tormenterebbe tuo padre.
Margherita guardò sua madre e le disse: Non avete altra raccomandazione da farmi circa il mio matrimonio?
Esiteresti, forse? disse la morente con terrore.
No, rispose quella, vi prometto di obbedirvi
Povera figliola, io non ho saputo sacrificarmi per voi, aggiunse la madre versando lagrime ardenti, e ti domando di sacrificarti per tutti. La felicità rende egoisti. Sì, Margherita sono stata debole perché sono stata felice. Sii forte, conserva la ragione per quelli che qui non lavranno. Fa in modo che i tuoi fratelli e tua sorella non mi debbano accusare. Ama tuo padre, ma non contrariarlo troppo.
Chinò il capo sul guanciale e non aggiunse una parola, le forze non lavevano sostenuta. La lotta interiore fra la sposa e la madre era stata troppo violenta.
Qualche minuto dopo, venne il clero, preceduto dallabate De Solis, e la sala fu piena della gente di casa. Quando la cerimonia cominciò la signora Claes, che il confessore aveva risvegliata, guardò tutti gli astanti e non vide Baldassarre.
E il signore? essa disse.
Questa parola nella quale si compendiava tutta la sua vita e la sua morte fu pronunciata con un accento così pietoso, che produsse nellassemblea un orribile fremito. Nonostante i suoi anni Marta si slanciò come una freccia, salì le scale e batté forte alla porta del laboratorio.
Signore, la signora muore e vi si aspetta per darle lestrema unzione, gridò colla violenza dellindignazione.
Scendo, disse Baldassarre.
Lemulquinier venne un momento dopo a dire che il padrone veniva, la signora Claes non smise un istante di guardare alla porta del salone, ma suo marito non comparve che a cerimonia finita. Labate De Solis e i figlioli circondavano il capezzale della morente. Vedendo entrare il marito Giuseppina diventò rossa, e qualche lagrima le scorse per le guance.
Stavi senza dubbio per scomporre lazoto? gli disse con una dolcezza dangelo che fece scorrere un brivido fra i presenti.
È fatto esclamò con unaria felice.
Lazoto contiene dellossigeno e una sostanza di natura imponderabile che probabilmente è il principio della... Si levò un mormorio di orrore che lo interruppe e gli ridiede la sua presenza di spirito.
Che mi han detto? riprese Tu stai dunque peggio? Che cosa è accaduto?
Accade, signore gli disse allorecchio labate De Solis indignato che vostra moglie muore e voi lavete uccisa. E senza aspettar risposta labate De Solis prese il braccio di Emanuele e uscì, seguito dai figlioli che lo accompagnarono fino in cortile. Baldassarre rimase come fulminato e guardò sua moglie lasciando sfuggire qualche lagrima.
Tu muori e io ti ho uccisa esclamò. Che cosa dice?
Amico mio, essa rispose. Io non vivevo che del tuo amore e tu senza saperlo, mi hai tolta la vita.
Lasciateci, disse Claes ai figlioli quando essi rientrarono. Ho cessato forse un solo momento di amarti? riprese sedendosi al capezzale della moglie e prendendole e baciandole le mani.
amico mio, non ti rimprovero nulla. Tu mi hai resa felice, troppo felice: io non son stata capace di reggere al confronto dei nostri primi giorni di matrimonio che erano pieni e di questi ultimi durante i quali non sei stato più tu e sono stati vuoti. La vita del cuore come quella fisica produce i suoi effetti. Da sei anni tu sei stato morto allamore, alla famiglia, a tutto ciò che costituiva la nostra felicità. Io non ti parlerò delle gioie che son proprie della giovinezza: esse devono cessare sul declinare della vita; ma lasciano dei frutti che nutrono le anime, una confidenza senza limiti, e dolci consuetudini; ebbene, tu mi hai sottratto questo tesoro della nostra età. Me ne vado a tempo: noi non viviamo più insieme in nessun modo; tu mi nascondevi i tuoi pensieri, i tuoi atti. Come hai fatto ad arrivare fino a temermi? Ti ho forse mai diretto una parola, uno sguardo, un gesto in cui ci fosse del rimprovero? Ebbene hai venduto i tuoi ultimi quadri, e persino il vino in cantina e fai debiti ancora sui tuoi beni senza dirmene una parola. Ahimè, lascerò dunque la vita, disgustata della vita. Se tu commetti degli errori, e ti accechi cercando limpossibile, non ti ho io dunque sempre mostrato che cera in me amore sufficiente per provare della dolcezza nel dividere i tuoi errori, nel camminare sempre vicino a te, mi avessi anche condotta sulla via del delitto? Tu mi hai amata troppo, ecco la mia gloria e il mio dolore. La mia malattia è durata molto, Baldassarre: essa è cominciata il giorno in cui, in questo luogo dove sto per morire, tu mi hai dimostrato che appartenevi più alla scienza che alla famiglia. ecco tua moglie morta e la tua sostanza sfumata.
Tua moglie e i tuoi beni ti appartenevano, tu potevi disporne; ma il giorno in cui io non sarò più, la mia sostanza sarà quella dei tuoi figli, e tu non potrai toccarla. Che sarà di te? Ora debbo dirti la verità, i morenti vedono così lontano! Dove sarà ormai il contrappeso che equilibrerà la maledetta passione di cui hai fatto la tua vita? Se tu mi hai potuto sacrificare a lei, i tuoi figli saran ben poca cosa per te; perché io devo riconoscere che tu mi preferivi ad ogni cosa. Due milioni e sei anni di lavoro sono stati gettati in questo abisso, e tu non hai trovato nulla....
A queste parole Claes si mise il capo canuto fra le mani e si nascose il viso.
Tu non troverai altro che il disonore per te e la miseria per i tuoi figli riprese la morente.
Già ti si chiama per scherno Claes, lalchimista, più tardi sarà Claes, il pazzo! Ma io ho fede in te. Ti so grande scienziato, pieno di genio, ma per il volgo il genio somiglia alla follia. La gloria è il sole dei morti; vivo sarai infelice come tutto ciò che fu grande e tu sarai la rovina dei tuoi figli. Me ne vado senza aver goduto della fama che mi avrebbe consolato di aver perduto la felicità. Ebbene, caro Baldassarre, per rendermi meno amara questa morte, bisognerebbe che io fossi sicura che i nostri figli avranno un pezzo di pane; ma nulla nemmeno tu, potresti calmare le mie inquietudini....
Giuro, disse Claes, di....
Non giurare, amico mio, per non mancare ai tuoi giuramenti gli disse interrompendolo. Tu ci dovevi la tua protezione: essa ci è mancata da quasi sette anni. La scienza è la tua vita. Un grande uomo non può avere né moglie, né figli.
Camminate soli sulle vostre vie di miseria! Le vostre virtù non son quelle della gente volgare, voi appartenete al mondo e non sapreste appartenere né ad una donna, né ad una famiglia. Voi inaridite la terra intorno a voi come fanno i grandi alberi! io, povera pianta, non ho potuto alzarmi tanto, e spiro a metà della tua vita. Aspettavo questi ultimi giorni per comunicarti questi terribili pensieri che non ho compreso che alla luce del dolore e della disperazione. Risparmia i miei figli! Che questa parola scenda nel tuo cuore, te la ripeterò fino allultimo respiro. La moglie è morta, lo vedi? Tu lhai spogliata lentamente, a poco a poco dei suoi sentimenti, delle sue gioie. Ahimè! senza questa cura crudele che tu ti sei preso involontariamente, sarei forse vissuta così a lungo? Ma questi poveri figlioli non mi abbandonavano, loro sono cresciuti vicino ai miei dolori; la madre ha sopravvissuto, risparmia i nostri figli.
Lemulquinier gridò Baldassarre, con voce tremante. Il vecchio cameriere si presentò subito. Vai a distruggere tutto lassù, macchine, apparecchi: fallo con precauzione, ma rompi tutto. Rinuncio alla scienza! disse alla moglie.
E troppo tardi, aggiunse essa guardando Lemulquinier. Margherita! esclamò sentendosi morire.
Questa comparve sulla soglia della porta e gettò un grido acuto, vedendo impallidire gli occhi della madre.
Margherita! ripetè la morente.
Questultima invocazione conteneva un appello così violento alla figlia, la investiva di tanta autorità che questo grido fu un testamento. La famiglia spaventata accorse e vide spirare la signora Claes che aveva consumate le ultime forze della sua vita nella sua conversazione col marito. Baldassarre e Margherita immobili, lei al capezzale e lui ai piedi del letto, non potevano credere alla morte di questa donna le cui virtù, la cui tenerezza profonda non erano conosciute che da loro. Il padre e la figlia si scambiarono uno sguardo gravido di pensieri: la figlia giudicava il padre, il padre tremava già allidea di trovar nella figlia lo strumento della vendetta. Per quanto i ricordi damore dei quali sua moglie già aveva riempito la vita ritornassero in folla a popolare la sua memoria e conferissero alle ultime parole della morta una sacra autorità che doveva per sempre fargliene sentire la voce, Baldassarre dubitava del suo cuore troppo debole di fronte al suo genio: poi sentiva il terribile agitarsi della passione che gli negava la forza del pentimento e gli faceva temer di se stesso. Quando questa donna sparì ciascuno si accorse che la casa Claes aveva unanima e che questa anima non cera più. Così nella famiglia il dolore fu così vivo che la sala dove il nobile spirito di Giuseppina pareva rivivere, restò chiusa; nessuno aveva il coraggio di entrarvi.
La società non mette in pratica nessuna delle virtù che richiede dagli uomini: essa commette continuamente dei delitti, ma son delitti di parole; prepara le cattive azioni coi motteggi; come degrada il bello col ridicolo; essa si burla dei figli che piangono troppo i loro padri, e getta anatemi su quelli che non li piangono abbastanza; poi si diverte, essa, a soppesare i cadaveri prima che sieno raffreddati... La sera del giorno nel quale la signora Claes spirò, gli amici di questa donna gettarono qualche fiore sulla sua tomba fra due partite di wisth, resero omaggio alle sue doti fra una partita e laltra. Poi, dopo qualche frase lagrimosa che costituisce il ba, be, bi, bo, bu del dolore collettivo e che si pronuncia colla medesima intonazione senza né più né meno sentimento, in tutte le città della Francia, ad ogni momento, ciascuno calcolò la cifra di questa eredità.
Pierquin per primo fece osservare, a quelli che parlavano dellavvenimento, che la morte di questa donna eccellente era un bene per lei; suo marito la rendeva troppo infelice; ma per i figli era un bene ancora maggiore: essa non avrebbe saputo rifiutare la sua sostanza al marito che adorava; mentre ora Claes non poteva più disporne. E ognuno a stimare leredità della povera signora Claes, a calcolare le sue economie (ne aveva fatte, non ne aveva fatte?) a far linventario dei gioielli, a mettere in piazza il suo guardaroba, a frugare nei suoi cassetti, mentre la famiglia afflitta intorno al letto funebre piangeva e pregava.
Col colpo docchio di un intenditore di beni, Pierquin fece il calcolo che la proprietà della signora Claes, per usare la sua espressione, si potevano ancor trovare e dovevano ammontare ad una somma di un milione e mezzo rappresentata sia della foresta di Waignies, i cui boschi da dodici anni avevano raggiunto un valore enorme, (e ne contò gli alberetti, i quercioli, vecchi e giovani), sia dai beni di Baldassarre che era ancor in grado di sdebitarsi verso i suoi figli, se il valore della liquidazione non lo sdebitava davanti a loro. La signorina Claes era dunque, per usar sempre il suo gergo, una ragazza da quattrocentomila lire.
Ma se non si marita subito, aggiungeva, ciò che la emanciperebbe e permetterebbe di disporre della foresta di Waignies, di liquidare la parte dei minorenni e di impiegarla in modo che il padre non possa toccarla, il signor Claes è un uomo capace di rovinare i suoi figli.
Ognuno cercò nella provincia, i giovani che potessero aspirare alla mano della signorina Claes, ma nessuno fece al notaio la cortesia di supporlo degno. Il notaio trovava delle ragioni per respingere i partiti proposti come indegni di Margherita. Gli interlocutori si guardavano sorridendo e ci trovavan gusto a tirare in lungo questa malizia di provincia. Pierquin aveva visto nella morte della signora Claes un avvenimento favorevole alle sue pretese, e si divideva già questo cadavere a suo profitto.
Quella buona donna là, si disse ritornando a casa sua per dormire, era fiera come un pavone e non mi avrebbe mai concessa sua figlia. Eh! Eh! Perché non girerei ora le cose in modo da sposarla? Il padre Claes è un uomo ubriaco di carbone che non si cura più dei figli; se gli chiedo sua figlia, dopo aver convinto Margherita dellurgenza in cui si trova di sposarsi per salvar la fortuna dei fratelli e della sorella, sarà contento di sbarazzarsi di una figlia che può impacciarlo.
Si addormentò sognando le bellezze matrimoniali del contratto, riflettendo su tutti i vantaggi che gli offrirebbe questo affare e sulle garanzie che trovava, per la sua felicità, nella persona di cui si faceva sposo. Era difficile trovare nella provincia una giovane più delicatamente bella e meglio educata di Margherita. La sua modestia e la sua grazia erano paragonabili a quelle del gentile fiore che Emanuele non aveva osato nominare davanti a lei temendo di svelare così i voti segreti del suo cuore. 1 suoi sentimenti erano fieri, i suoi princìpi religiosi, doveva essere una sposa casta; ma essa non solo lusingava la vanità che ogni uomo porta sempre più o meno nella scelta di una sposa, essa accontentava anche lorgoglio del notaio collimmensa stima che la sua famiglia due volte nobile, godeva in Fiandra e che suo marito divideva. Il giorno dopo Pierquin trasse dalla sua cassa alcuni biglietti da mille e venne ad offrirli a Baldassarre per risparmiargli le noie pecuniarie nel momento in cui era immerso nel dolore. Tocco da questa delicata attenzione, Baldassarre senza dubbio avrebbe fatto a sua figlia lelogio del buon cuore e della persona del notaio. Non fu affatto così. Il signor Claes e sua figlia trovarono la cosa molto naturale e la loro sofferenza era troppo esclusiva perché pensassero a Pierquin. In realtà la disperazione di Baldassarre fu così grande che le persone pronte a biasimare la sua condotta gli perdonarono, meno in nome della scienza che poteva scusarlo, che in favore dei suoi rimpianti che non rimediavano al male fatto. Il mondo si accontenta di smorfie, si accontenta di ciò che gli vien dato senza verificarne la qualità, per lui il vero dolore è uno spettacolo, una specie di godimento che lo dispone ad assolvere tutto, anche un criminale; nella sua avidità di emozioni, accetta senza inventario e quello che lo fa ridere e quello che lo fa piangere, senza chieder conto dei mezzi.
Margherita aveva compiuto i diciannove anni quando suo padre le affidò il governo della casa, riconosciuta ugualmente dalla sorella e dai due fratelli ai quali, negli ultimi istanti di vita, la signora Claes aveva raccomandato di obbedire alla sorella maggiore.
Il lutto dava risalto alla sua bianca freschezza, così come la tristezza metteva anche più in evidenza la sua dolcezza e la sua pazienza. Fin dai primi giorni fece prodigi di coraggio femminile, di questa costante serenità che devono avere gli angeli incaricati di diffondere la pace toccando colle loro palme verdi i cuori afflitti. Ma se essa si abituò a nascondere i suoi dolori per lintuizione precoce dei suoi doveri, questi non furono che più vivi: il suo esteriore calmo contrastava colla profondità delle sue sensazioni; presto fu destinata a conoscere quei terribili ripiegamenti del sentimento che il cuore non è sufficiente a contenere; suo padre doveva continuamente tenerla stretta fra la naturale generosità dei giovani e la voce di una necessità imperiosa. I calcoli che la afferrarono lo stesso giorno che seguì la morte della madre, la misero alle prese col lato pratico della vita, nel momento in cui le giovinette non ne conoscono che i piaceri. Pierquin non volle tardare a circuire lereditiera.
Alcuni giorni dopo il Lutto, cercò loccasione di parlare a Margherita e cominciò le sue operazioni con una abilità che avrebbe potuto sedurla: ma lamore aveva posto nella sua anima una chiaroveggenza che le impedì di lasciarsi prendere da raggiri tanto più favorevoli agli inganni sentimentali, che in questa circostanza, Pierquin mostrava la bontà che gli era propria; la bontà di un notaio che si crede amante quando salva degli scudi. Forte della sua dubbia parentela, della costante abitudine a maneggiar gli affari e a dividere i segreti di questa famiglia, sicuro della stima e dellamicizia del padre, favorito dalla incuranza di uno scienziato che non aveva alcun progetto preformato per la posizione della figlia e lungi dal supporre che Margherita potesse avere una predilezione, le lasciò indovinare una corte che sostituiva la passione solo per lalleanza dei calcoli più odiosi alle anime giovani, che egli non seppe velare. Fu lui che si mostrò ingenuo, fu essa che dissimulò, precisamente perché credeva di agire contro una ragazza senza difesa, e non aveva saputo conoscere i privilegi della debolezza.
Mia cara cugina disse a Margherita, passeggiando con lei per i viali del piccolo giardino, voi conoscete il mio cuore e sapete come sono disposto a rispettare i sentimenti dolorosi che in questo momento provate. Ho lanimo troppo sensibile per essere un notaio, non vivo che per il cuore e sono continuamente obbligato ad occuparmi degli interessi altrui, quando preferirei abbandonarmi alle dolci emozioni che rendono la vita felice. Così io soffro molto di dovervi parlare di argomenti che contrastano collo stato dellanimo vostro, ma bisogna che ve ne parli. Da qualche giorno non ho mai cessato di pensare a voi; ho scoperto che per una strana fatalità, la sostanza dei vostri fratelli e di vostra sorella, la vostra stessa sono in pericolo... Volete salvare una famiglia da una rovina completa?
Che cosa bisognerebbe fare? disse, mezzo spaventata da queste parole.
Sposarvi... rispose Pierquin.
Io non mi sposerò essa esclamò.
Voi vi sposerete, riprese il notaio, quando avrete riflettuto bene sulla situazione critica nella quale vi trovate.
Come può il mio matrimonio salvare?....
Ecco dove vi aspettavo, cugina, disse interrompendola, il matrimonio emancipa!
Perché mi si dovrebbe emancipare? chiese Margherita.
Per rendervi padrona, mia cara cuginetta, rispose il notaio con aria di trionfo. In questi circostanza voi entrate in possesso dei beni di vostra madre. Per darveli bisogna liquidarli; ora per liquidarla non bisognerà licitare la foresta di Waignies? Dato questo, tutti i valori della eredità verranno capitalizzati e vostro padre, come tutore, sarà obbligato a impiegare la parte dei vostri fratelli e di vostra sorella così la chimica non potrà più entrarvi.
Nel caso contrario che cosa accadrebbe? chiese essa.
Ma, disse il notaio, vostro padre amministrerà i vostri beni. Se tornasse a far delloro, potrebbe vendere i boschi di Waignies e lasciarvi nudi come dei piccoli sangiovanni. Laforesta di Waignies in questo momento vale quasi quattrocentomila lire, ma se dalloggi al domani vostro padre la taglia, i vostri tredici iugeri non varranno trecentomila lire. Non è meglio evitare il danno, quasi sicuro, facendo coincidere loccasione della divisione col vostro matrimonio? Voi impedirete così tutti i tagli della foresta dei quali più tardi vostro padre disporrebbe con pregiudizio vostro. Intanto che la chimica dorme impiegherà i valori della liquidazione in titoli del debito pubblico. La rendita vale il cinquantanove per cento. Questi cari figlioli avranno dunque quasi cinquemila lire di rendita su cinquantamila franchi; e dato che non si può disporre dei capitali appartenenti ai minorenni, quando saran maggiorenni, i vostri fratelli vedranno la loro sostanza raddoppiata. Mentre altrimenti, in fede mia... Ecco... Daltronde vostro padre ha mangiato la sostanza di vostra madre, noi conosceremo il deficit con un inventario. Se egli è debitore metterete una ipoteca sui suoi beni e salverete così qualche cosa.
Giammai, disse Margherita, sarebbe un offendere mio padre. È troppo poco tempo che mia madre ha pronunciato le sue ultime parole perché non me le ricordi. Mio padre non può spogliare i suoi figli. disse lasciando cadere delle lagrime dolorose. Non lo conoscete, signor Pierquin.
Ma cara cugina, se vostro padre ritorna alla chimica egli...
Saremo rovinati, non è vero?
Ma completamente rovinati! Credetemi Margherita, disse prendendole una mano che si mise sul suo cuore, verrei meno ai miei doveri se non insistessi. Il vostro solo interesse....
Signore, disse Margherita, con unaria fredda e ritirando la mano, linteresse bene inteso della mia famiglia vuole che io non mi sposi. Mia madre ha pensato così.
Cugina, esclamò colla convinzione di un uomo di affari che vede svanire una fortuna, voi vi suicidate, voi buttate via leredità di vostra madre. Ebbene io avrò la devozione delleccessiva amicizia che ho per voi! Voi non sapete come vi amo, vi adoro dal giorno in cui vi ho vista allultimo ballo che vostro padre ha dato. Eravate affascinante. Potete fidarvi della voce del cuore, quando vi parla di interessi, cara Margherita. Fece una pausa. Sì, riuniremo un consiglio di famiglia e vi emanciperemo, senza consultarvi.
Ma che cosa è dunque essere emancipata?
È godere dei propri diritti.
Se posso essere emancipata senza sposarmi perché volete che mi sposi, e con chi? Pierquin cercò di guardare la cugina con unaria tenera, ma questa espressione contrastava tanto colla fissità dei suoi occhi abituati a parlar di danaro, che Margherita credette di scorgere del calcolo in questa improvvisata tenerezza.
Voi avreste sposato la persona che vi fosse garbata... in città... @ riprese. Un marito vi è indispensabile, anche come interesse. Voi state per essere in presenza di vostro padre. Sola, saprete resistergli?
Signore, saprò difendere, quando sarà il momento, gli interessi dei miei fratelli.
Caspita, la signorina? si disse Pierquin. No, voi non sapreste resistergli, riprese a voce alta.
Basta con questo discorso, disse.
Addio cugina, cercherò di esservi utile, vostro malgrado e vi proverò come vi amo, proteggendovi, anche se non lo volete, contro una disgrazia che tutti, in città, prevedono.
Vi ringrazio dellinteresse che avete per me; ma vi supplico di non proporre né di iniziare nulla che possa cagionar dolore a mio padre.
Margherita restò pensosa vedendo allontanarsi Pierquin e ne paragonò la voce metallica i modi che non avevano che la dolcezza della, macchina gli sguardi che esprimevano più servilismo che tenerezza, alla poesia melodiosamente muta di cui erano colorati i sentimenti di Emanuele. Per quanto si faccia o si dica esiste un magnetismo ammirevole i cui effetti non ingannano mai. Il suono della voce, lo sguardo, i gesti appassionati delluomo innamorato si possono imitare, una giovanetta può essere ingannata da un abile commediante; ma, per riuscire, non deve essere solo? Se questa giovanetta, ha vicino a lei, unanima che vibra allunisono coi suoi sentimenti non ha subito modo di riconoscere le espressioni dellamore vero? Emanuele in questo momento si trovava come Margherita sotto linfluenza di quelle nubi che, dal loro incontro, avevano fatalmente formato una oscura atmosfera sopra le loro teste, e che toglievano loro la vista del cielo e dellamore. Aveva, per la sua eletta, lidolatria che la mancanza di speranza rende tanto dolce e così misteriosa nelle sue devote manifestazioni. Socialmente posto troppo lontano dalla signorina Claes per la sua povertà, e non avendo da offrirle che un bel nome non vedeva nessuna possibilità di essere accolto come suo sposo. Aveva sempre atteso qualche incoraggiamento che Margherita si era rifiutata di dargli sotto gli occhi languenti di una morente. Ugualmente puri, non si erano ancor detta una sola parola damore. Le loro gioie erano state quelle egoiste che gli infelici sono costretti ad assaporare da soli, Avevano vibrato ciascuno per proprio conto, per quanto turbati da un raggio partito dalla stessa speranza. Sembravano aver paura li loro stessi sentendosi già troppo luno dellaltra. Così Emanuele tremava solo a sfiorare la mano della regina alla quale nel suo cuore aveva eretto un altare. Il minimo contatto gli avrebbe suscitato voluttà troppo esasperate ed egli non sarebbe più stato padrone dei suoi sensi sconvolti. Ma per quanto non si fossero concessa nessuna delle fragili e immense, innocenti e gravi testimonianze che anche gli amanti più timidi si concedono, erano tuttavia così ben fissati luno nel cuore dellaltro, che tutti e due erano pronti a fare luno per laltra i maggiori sacrifici, unici piaceri che potessero gustare. Dalla morte della signora Claes il loro segreto amore fu soffocato sotto i veli del lutto. Da brune le tinte della sfera in cui vivevano si erano fatte nere e le luci si spegnevano nelle lagrime. Il riserbo di Margherita si mutò quasi in freddezza poiché essa doveva mantenere il giuramento voluto da sua madre; e divenuta più libera di prima, si fece più rigida. Emanuele divideva il lutto della sua amata, comprendendo che la minima promessa damore, la più semplice esigenza sarebbe stata una violenza alle leggi del cuore. Questo grande amore era dunque più nascosto di quanto fosse mai stato. Le due anime tenere mandavano sempre lo stesso suono; ma, separate dal dolore come lo erano state dalla timidezza della giovinezza e dal rispetto dovuto alle sofferenze della morte. Si attenevano ancora al magnifico linguaggio degli occhi, alla muta eloquenza degli atti devoti, a una coerenza continua, sublimi armonie della giovinezza, primi passi dellamore fanciullo. Emanuele ogni mattino veniva a chiedere notizie di Claes e di Margherita, ma non entrava nella sala da pranzo se non quando portava una lettera di Gabriele o il signor Claes lo pregava di entrare. La prima occhiata lanciata sulla giovanetta gli diceva mille pensieri simpatici, soffriva della discrezione imposta dalle convenienze. egli non laveva lasciata, ne divideva la tristezza, infine spargeva la rugiada delle sue lagrime sul cuore della sua amica con uno sguardo non alterato da nessun pensiero recondito. Il buon giovane viveva così bene nel presente, si attaccava tanto ad una felicità che credeva caduca, che Margherita qualche volta si rimproverava di non tendergli generosamente la mano per dirgli "Siamo amici"!
Pierquin continuò le sue assiduità con quella ostinazione che è la pazienza irragionevole degli sciocchi. Giudicava Margherita secondo il modo che di solito si usa dai più nel giudicare le donne. Credeva che le parole matrimonio, libertà, ricchezza che le aveva gettate nellorecchio avrebbero messo radici nel suo animo e fatto germogliare un desiderio di cui avrebbe approfittato, e si immaginava che la sua freddezza fosse dissimulazione. Ma, per quanto la circondasse di cure e di attenzioni galanti, mal dissimulava i modi dispotici di un uomo avvezzo a tagliar corto alle più gravi questioni di famiglia. Diceva per consolarla, quei luoghi comuni familiari alla gente della sua professione che passano come lumache sui dolori lasciando una bava di parole senza senso che ne offuscano la santità. La sua tenerezza era fatta di lusinghe. Lasciava la sua finta malinconia alla porta nel riprendere le sue soprascarpe o il suo ombrello. Si serviva del tono, che la lunga familiarità gli permetteva di assumere, come di un mezzo per cacciarsi più avanti nel cuore della famiglia, per decidere Margherita ad un matrimonio proclamato in anticipo in tutta la città. Lamore vero, devoto, affettuoso, faceva un forte contrasto con questo, egoista e interessato. Tutto era coerente in questi due uomini. Luno fingeva una passione e si serviva dei minimi vantaggi per poter sposar Margherita, laltro nascondeva il suo amore e tremava allidea di lasciar trapelare la sua devozione. Qualche tempo dopo la morte di sua madre, e nello stesso giorno, Margherita poté paragonare i soli due uomini che era in grado di giudicare. Sino allora la solitudine alla quale era stata condannata non le aveva permesso di vedere gente, e la situazione nella quale si trovava non lasciava nessuna possibilità alle persone che potessero pensare di chiederla in isposa. Un pomeriggio, dopo colazione, in una bella giornata di aprile, Emanuele giunse nel momento in cui il signor Claes usciva, Baldassarre sopportava con tanta fatica la vista della sua casa, che andava a passeggiare lungo le mura per buona parte della giornata. Emanuele avrebbe avuto voglia di seguire Baldassarre, esitò, pareva raccogliere le proprie forze, guardò Margherita e rimase. Margherita intuì che il professore voleva parlarle e gli propose di venire in giardino. Rimandò da Marta che lavorava nellanticamera al primo piano, Felicita: poi andò a mettersi su di una panchina donde potesse essere vista dalla vecchia governante e dalla sorella.
Il signor Claes è preso del suo dolore così come lo era dalle sue ricerche disse il giovane vedendo Baldassarre che camminava lentamente nel cortile. Tutti in città lo compiangono: cammina come un uomo che non ha più senno: si ferma senza ragione; guarda senza vedere....
Ogni dolore ha il suo modo di esprimersi, disse Margherita, trattenendo le lagrime. Che cosa volete dirmi? aggiunse dopo una pausa con fredda dignità.
Signorina rispose Emanuele con voce commossa ho io il diritto di parlarvi come sto per fare? Non vogliate vedere vi prego, che il desiderio di esservi utile e lasciatemi credere che un professore può interessarsi della sorte dei suoi scolari tanto da preoccuparsi del loro avvenire. Vostro fratello Gabriele ha quindici anni compiuti, è in seconda, e certo è necessario dirigere i suoi studi nel senso della carriera che vorrà scegliere. Il vostro signor padre è padrone di decidere questa questione; ma se non ci pensasse non sarebbe per Gabriele una disgrazia? E non sarebbe altrettanto umiliante per vostro padre se gli faceste osservare che non si occupa di suo figlio? In questo caso non potreste consultare vostro fratello sulle sue preferenze, fargli scegliere da lui una carriera perché se più tardi suo padre ne volesse fare un magistrato, un amministratore o un ufficiale, Gabriele avesse già delle conoscenze speciali? lo non credo che né voi, né il signor Claes vogliate lasciarlo in ozio....
Oh, no, disse Margherita. Vi ringrazio signor Emanuele, voi avete ragione. Mia madre facendoci fare del pizzo, e insegnandoci con tanta cura a disegnare a ricamare a suonar il piano, ci diceva spesso che non si sapeva ciò che poteva accadere nella vita. Gabriele deve farsi una posizione e una educazione completa. Ma quale è la carriera più adatta che un uomo possa intraprendere ?
Signorina, disse Emanuele fremendo di gioia, Gabriele è quello della classe che dimostra la maggior attitudine alla matematica: se volesse entrare alla scuola Politecnica credo che vi acquisterebbe conoscenze utili per ogni carriera. Alluscirne sarà padrone di scegliere quella per cui sentirà maggior tendenza. Senza aver nulla ipotecato sul suo avvenire, avrete guadagnato il tempo. I giovani che sono licenziati con onore da questa scuola sono bene accolti ovunque. Ha fornito amministratori. diplomatici, scienziati ingegneri, generali, marinai, magistrati, industriali e banchieri. Non cè dunque niente di strano che un giovane ricco e di buona famiglia sadoperi per esservi ammesso. Se Gabriele si decidesse io vi chiederei....me lo concederete? Dite di sì!
Che cosa volete?
Essere il suo ripetitore, rispose tremando. Margherita guardò il signor De Solis, gli prese la mano e gli disse :
Sì.
Essa fece una pausa ed aggiunse con voce commossa:
Quanto apprezzo la delicatezza che vi fa offrire precisamente ciò che posso accettare da voi. In ciò che avete detto vedo che avete ben pensato a noi. Vi ringrazio.
Per quanto queste parole fossero pronunciate con semplicità Emanuele volse la testa per non lasciar scorgere le lagrime che il piacere di essere gradito a Margherita gli fece salire agli occhi.
Ve li condurrò tutti e due, disse quando si fu un poco calmato, domani è giorno di vacanza.
Si alzò, salutò Margherita che lo seguì e quando fu nel cortile la vide ancora sulla porta della sala da pranzo fargli un cenno amichevole. Dopo pranzo il notaio venne a fare una visita al signor Claes e si sedette in giardino fra suo cugino e Margherita, proprio sulla panchina su cui era seduto Emanuele.
Caro cugino, disse, sono venuto questa sera per parlarvi di affari... Sono scorsi quaranta giorni dal decesso di vostra moglie....
Non li ho contati, disse Baldassarre, asciugandosi una lagrima che gli fece salire agli occhi il termine legale di decesso.
Oh, signore, disse Margherita guardando il notaio, come potete...
Ma cugina, noi altri siamo obbligati a tener conto dei termini fissati dalla legge. Si tratta precisamente di voi e dei vostri coeredi. Il signor Claes non ha che figli minorenni, nei quarantacinque giorni seguenti il decesso di sua moglie, è obbligato a fare un inventario per constatare quel che vale il patrimonio famigliare. Non occorre sapere se è buona o cattiva per accettarlo o per attenersi ai diritti puri e semplici dei minorenni?
Margherita si alzò.
Rimanete cugina, disse Pierquin questa questione riguarda voi e vostro padre. Voi sapete quanto io prenda parte al vostro dolore; ma bisogna che oggi stesso vi occupiate di questi particolari, senza di che potreste gli uni e gli altri trovarvi molto male. In questo momento faccio il mio dovere come notaio di famiglia.
Ha ragione disse Claes.
Il termine scade entro due giorni, riprese il notaio. io devo dunque, da domani, procedere allinizio dellinventario non fosse altro che per ritardare il pagamento dei diritti di successione che il fisco sta per chiedervi; il fisco non ha cuore, non si preoccupa dei sentimenti, mette le sue unghie su di noi in ogni circostanza. Dunque tutti i giorni dalle dieci alle quattro il mio scrivano ed io verremo con un perito e il signor Raparlier. Appena avremo finito in città andremo in campagna. Quanto alla foresta di Waignies ne parleremo. Dato questo passiamo ad un altro punto: dobbiamo riunire un consiglio di famiglia per nominare un sostituto tutore. Il signor Conyncks di Bruges è oggi il vostro parente più prossimo; ma eccolo diventato belga. Voi dovrete, cugino, scrivergli a questo proposito; saprete così se il bravuomo ha intenzione di fissarsi in Francia dove ha così bei possedimenti, e potrete così deciderlo a venire, lui e sua figlia, ad abitare nella Fiandra francese. Se rifiuta io verrò a comporre il consiglio secondo i gradi di parentela.
A che serve un inventario? chiese Margherita.
(Fine della sesta parte)