Antichità della massoneria

La massoneria, nei suoi principi, è indubbiamente coeva con l’atto creativo, ma nella sua organizzazione di istituzione particolare, così come oggi esiste, noi non osiamo anteporla al tempo della costruzione del tempio di Re Salomone. Essa fu comunque, nelle sue origini, strettamente associata agli Antichi Misteri, ed il ricercatore curioso certamente troverà gratificazione nell’esplorare questa via. Quando l’uomo venne creato egli possedeva, naturalmente, una conoscenza perfetta del vero nome e della natura dell’Essere che lo creò. Ma quando, a causa della propria follia egli precipitò "dai suoi alti luoghi" egli perdette, assieme alla propria purezza, quella conoscenza di Dio che nella sua condizione primeva era fondamento più nobile dello spirito suo. Ed a lungo andare, avendo la razza umana perseverato nelle sue nefandezze fintantoché ogni pensiero ed atto divenne malvagio, Dio decise di purgar la terro da quest’eccesso di peccato per mezzo di un diluvio. Di Noè, comunque, egli ebbe pietà, ed a questo patriarca e ai suoi posteri venne affidata la conoscenza del vero Dio.
Ma, nelle piane di Shinar, l’uomo nuovamente si ribellò attirandosi addosso, quale punizione, nella zona dell’alta torre di Babele, la confusione di ogni linguaggio, in conseguenza della quale la massoneria venne perduta, essendo la massoneria, allora come ora, conoscenza delle grandi verità, e cioè che esiste un Dio, e che l’anima è immortale. I patriarchi, comunque, vennero salvati dalla grande desolazione, continuando a conservare la vera massoneria, o conoscenza di questi dogma, nella loro linea patriarcale. Le nazioni dei gentili, al contrario, rapidamente passarono da un’errore al successivo e, avendo ormai perduto la vista di Colui che è, ne misero al posto suo i nomi di eroi e uomini illustri, che, per rapida ascesa, furono tosto convertiti nelle migliaia di deità che occuparono il calendario dei loro culti religiosi. I filosofi e i saggi, comunque, conservarono o scoprirono, per mezzo della flebile luce di natura, le tracce di tali grandi dottrine massoniche, l’unità di Dio, e l’immortalità dell’anima. Essi non osarono, però, insegnare tali dottrine in pubblico, perché la storia insegna quale sarebbe stato il fato di cotanta temerarietà, quando ci informa che Socrate pagò con la vita la sua baldanza nel proclamare queste stesse verità alla gioventù di Atene. Essi quindi insegnarono in segreto ciò che in pubblico temevan di inculcare creando, a questo scopo, gli Antichi Misteri, essendo queste istituzioni veramente massoniche le quali, per mezzo di una serie di cerimonie imponenti e solenni, preparavano la mente dell’iniziato alla ricezione di codesti dogma impopolari.
Allo stesso tempo, per mezzo delle precauzioni utilizzate nella selezione dei candidati e gli obblighi di segretezza su di essi imposti, i maestri si assicuravano da ogni pericolo derivante dal fanatismo e dalla bigotteria popolare. Una descrizione completa di detti Misteri potrà esser trovata, in quest’opera, alla voce appropriata. I loro membri venivano fatti passare attraverso una cerimonia di iniziazione segreta, per mezzo della quale essi divenivano degni di partecipare appieno alla conoscenza esoterica dell’ordine ed entravano in possesso di segni speciali di riconoscimento a loro solamente noti. Nei Misteri eravi, oltre ad informazioni sull’esistenza di una Deità Suprema, una leggenda nella quale, attraverso la rappresentazione drammatica della morte violenta di un illustre personaggio ed il suo successivo ritorno in vita, le dottrine sulla resurrezione e sull’immortalità dell’anima vennero simbolicamente illustrate.
Tra queste istituzioni religiose vi era quella dei Misteri Dionisiaci, celebrati per tutta la Grecia e l’Asia Minore, nei quali la leggenda centrale era quella relativa all’assassinio di Bacco, o, come lo chiamavano i greci, Dionisio, ad opera dei Titani ed il suo successivo ritorno in vita. I sacerdoti di Dionisio, essendosi dedicati allo studio architettonico diedero vita, circa mille anni prima dell’era cristiana, ad una società di costruttori in Asia Minore che venne detta, dagli antichi scrittori La Fratellanza degli Architetti Dionisiaci, società che gelosamente custodiva il privilegio di ereggere templi ed altri pubblici edifici.
La Fratellanza degli Architetti Dionisiaci era tenuta assieme dai vincoli segreti dei Misteri Dionisiaci, ai quali tutti i membri vennero iniziati. Così costituita, la Fratellanza si contraddistingueva per mezzo di molte particolarità che sorprendentemente la assimilano all’ordine nostro. Nell’esercitare la carità, "chi tra coloro disponeva di mezzi in abbondanza aveva il sacro obbligo di provvedere alle esigenze dei fratelli più poveri". Per meglio lavorare e governarsi essi erano divisi in logge, ognuna delle quali era diretta da un Maestro e dai Sorveglianti. Nel loro cerimoniale, essi utilizzavano molti degli attrezzi da lavoro che ancor oggi ritroviamo tra i massoni e, come loro, usavano un linguaggio universale per mezzo del quale i fratelli potevano riconoscersi sia nell’oscurità che alla luce del giorno, e che serviva ad unire in una comune fratellanza i membri dispersi per l’India, la Persia e la Siria. L’esistenza a Tiro di quest’ordine, al tempo della costruzione del tempio è ormai universalmente riconosciuta; mentre Hiram, il figlio della vedova, al quale Salomone affidò la supervisione delle manovalanze essedo egli abitante di Tiro, così come architetto abile e operaio attento ed intelligente, ne era senza dubbio membro.
Ecco quindi che non chiediamo troppo, per il nostro ordine, quando presupponiamo che, per ordine di Hiram, Re di Tiro, i dionisiaci vennero mandati ad assistere Re Salomone nella costruzione della casa che egli stava per dedicare a Geova, e che essi comunicarono ai loro compagni giudei la conoscenza dei vantaggi che l’appartenenza alla fratellanza conferiva loro, invitandoli quindi a partecipare ai suoi misteri e privilegi. Nel corso di quest’unione, comunque, la leggenda apocrifa dei dionisiaci cedette il passo alla vera leggenda dei massoni , sfortunatamente dovuta all’occorrenza d’una triste disgrazia che accadde a quel tempo. All’ora del completamento del tempio, gli operai addetti alla sua costruzione dovettero disperdersi, per estendere la loro conoscenza e rinnovellar i lor lavori per altre terre, ma non per questo noi perdiamo di vista il nostro ordine. Ancora in Giudea lo ritroviamo in vita, sotto il nome di Fratellanza Essena, più società di filosofi che architetti, e quindi per questo avvicinandosi ancor più alle caratteristiche della moderna massoneria speculativa.
Gli esseni furono comunque intimamente connessi col tempio, inquanto la loro origine è fatta dal dotto Scaligero derivare, con ogni apparenza di verità, dai cassidi, una fratellanza di devoti giudei che, a detta del Lawrie, assieme si associarono come "Cavalieri del Tempio di Gerusalemme, per decorare i porticati di quella magnifica struttura e preservarla dalla rovina e dalla decadenza". Gli esseni furono particolarmente severi nello scrutinio di coloro che cercarono l’ammissione nella fratellanza; il candidato che, con successo arrivava al termine del proprio noviziato veniva fornito, dagli Anziani della società, di una tunica bianca, a significare la purezza della vita alla quale egli aspirava, tunica che, come grembiule immacolato che rappresenta il primo dono dell’ordine all’Apprendista Accettato, era tenuto più in considerazione di qualsiasi dono che si fosse potuto avere da ricchissimo principe.
Si richiedeva, dal candidato, un giuramento per mezzo del quale egli si impegnava a non divulgare i segreti che gli fossero stati affidati e a non fare cambiamenti alle antiche usanze della società. Gli si rivelavano poi particolari segni di riconoscimento, ed egli veniva infine reso edotto delle antiche tradizioni dell’ordine. Non donna veniva ammessa alla fraternità; tutte le distinzioni di rango venivano abolite, mentre essi si dedicavano all’acquisto della conoscenza e a praticar la carità. Pitagora derivò dagli esseni molta se non tutta la propria conoscenza, nonché le cerimonie che egli utilizzo per la scuola esoterica della sua filosofia. E mentre financo gli storici profani universalmente ammettono quest’identità di dottrine e cerimonie, molti dei più competenti tra i nostri stessi scrittori hanno attribuito agli sforzi del saggio greco il propagarsi della massoneria in Europa.
È bensì certo che tale opinione fosse la prevalente non meno di quattro secoli or sono, in quanto nell’antico manoscritto, oggi ben noto ai massoni, scoperto dal famoso Locke tra le carte della biblioteca bodleiana, e che si dice seere copia di un originale vergato nella calligrafia di Re Enrico VI, anch’egli un massone, viene espressamente dichiarato che Pitagora introdusse la massoneria dall’Egitto e dalla Siria in Grecia da dove, nei tempi dovuti, questa passò poi in Inghilterra. Io non scommetterò sulla verità di quest’assunto, perché, anche considerando la celebrità di Pitagora ancor oggi nella nostra fratellanza, e l’adozione, nelle nostre logge, del suo ben noto problema, sono semmai più incline ad attribuire il propagarsi della massoneria in Europa ai continui e frequenti contatti con la Palestina, nei primi periodi della dispensa cristiana. Circa in questo periodo si ritrovano le associazioni degli architetti viaggianti in tutti i paesi del continente, il fatto che essi viaggiassero tra città e città e fossero attivamente impegnati nella costruzione di edifici religiosi e di palazzi reali.
Il governo di queste fratellanze di massoni, che già iniziavano ad assumere tale nome distintivo, era anche allora estremamente regolare. Essi vivevano in capanne o logge (un nome che i nostri luoghi di ritrovo mantengono ancora), costruite per temporaneo riparo nelle vicinanze dell’edificio alla costruzione del quale essi lavoravano. Uno ogni dieci riceveva in titolo di Sorvegliante e si occupava della supervisione del lavoro di coloro posti sotto la propria responsabilità, mentre la direzione ed il controllo dell’intera opera erano affidate ad un Maestro scelto dalla fratellanza.
I massoni continuarono per un lungo periodo a ricevere la protezione del clero e della nobiltà, finché i primi, divenendo allarmati dall’aumento nel loro numero e dall’estensione dei loro privilegi, iniziarono a perseguitarli con rigore senza posa, che finalmente condusse ad una sospensione delle loro attività sull’intero continente. Molte logge, comunque, erano già sorte in Gran Bretagna e, protette dalla relativa mitezza e giustizia delle leggi inglesi, continuarono a propagare le dottrine dell’ordine attraverso l’Inghilterra e la Scozia, ed a conservare intatti gli antichi doveri. Dalla regale città di York in Inghilterra, dal villaggio e l’abbazia di Kilwinning, la culla della massoneria in Scozia, il nostro ordine continuò a disseminarsi e a fiorire attraverso i due reami, con immutato splendore, per lungo tempo dopo che le logge dei loro sfortunati fratelli del continente vennero dissolte dalla persecuzione.
Da questo periodo le istituzioni della massoneria iniziarono ad estendersi con rapidità ed a stabilirsi in modo permanente. La dignità dell’ordine ne crebbe, mentre la bellezza dei suoi principi iniziò a diventar nota. Molti nobili agognarono l’onore dell’iniziazione nei nostri sacri riti, mentre il maglietto da Gran Maestro è stato più volte impugnato da mano di re.