Paolo Piccari
recensisce

Paul Naudon
Le logge di San Giovanni
A cura di Natale Mario di Luca, Roma 1997, Atanòr, Lire 24.000.

Il grande merito di quest’opera sta nella penetrante disamina di una realtà del tutto negletta dagli studiosi italiani -anche da quelli che si autodefiniscono «iniziati»- della libera muratoria: quella delle sue radici autenticamente cristiane e giovannee.
Come osserva puntualmente il curatore nella sua preziosa introduzione, «soprattutto agli occhi di chi, "profano" o anche "iniziato" alla libera muratoria, abbia di essi l’immagine di una consorteria votata al mutuo soccorso, variamente e velatamente affaccendata in mene politico-sociali -dalla leggenda circa il ruolo occulto da essa esplicato nella preparazione e nell’attuazione della Rivoluzione francese (vedasi l’Abbé Barruel ed i suoi epigoni) all’altra, più ancora fantasiosa, circa una sua pretesa funzione "sinedriale" o "sinarchica" negli odierni rivolgimenti della politica e della grande finanza (dai famigerati Protocolli dei Savi di Sion ad analoga paccottiglia di continuo e in vario modo rimestata dagli insufficienti mentali di ogni segno e casacca)- ovvero impegnata in una sorta di evangelizzazione laicistica di libero pensiero, della libertà di coscienza e di un umanismo a-religioso o post-religioso, quando non palesemente anticlericale e ateistico, questa opera del Naudon può assumere il valore di una vera e propria rivelazione, inaspettata e perturbatrice di consolidate convinzioni, sì da rimetterle globalmente in discussione» (p. 9).
L’A. lumeggia con maestria una congerie di simboli, di accadimenti, di vicende, che costituisce il sostrato della civiltà occidentale, le cui radici sono avviluppate in modo tale da essere inestricabili: vediche, orfico-pitagoriche, platoniche, egizie, giudaiche e cristiane, cui si aggiungono arricchendole le tradizioni dell’esoterismo gnostico, ermetico-alchemico, cabalistico. Questo sostrato sapientemente «arricchito» diviene patrimonio della corporazione dei liberi muratori, segnandone la definitiva trasformazione da associazione di mestiere, e perciò operativa ad associazione iniziatica, e quindi speculativa.
Il libro del Naudon non può che sorprendere i minus habentes cui fa riferimento il curatore: a essi, infatti, si svela un aspetto ascondito e sorprendente della libera muratoria: la loggia di San Giovanni, il Battista e l’Evangelista al contempo, è secondo l’A. il Tempio di YHWH, il Dio misterioso dal nome ineffabile. Guidata da un Venerabile Maestro che è «l’umile vicario di Re Salomone», la loggia di San Giovanni è un’officina nella quale il massone si presenta «in guisa di emulo del Sommo Artefice dei Mondi o Grande Architetto dell’Universo».
Via iniziatica, cammino di elevazione spirituale, la libera muratoria è anche un percorso che unisce la sfera dei symbola al territorio mondano della prassi, non senza equivoci e ambiguità. La fratellanza universale, l’eguaglianza e la libertà che si creano all’interno della loggia giovannea possono essere veicolate al di fuori del Tempio per essere partecipate al mondo profano? Sono questi gli interrogativi che l’A. si pone. Interrogativi, aggiungiamo noi, che sono in realtà vexatae quaestiones.

Nelle massonerie dell’Europa continentale come in quelle dei Paesi anglo-sassoni si è cercato di contrastare lo snaturamento delle logge di San Giovanni con la creazione dei «sistemi ad alti gradi», successivi ai tre gradi (apprendista, compagno e maestro) comuni a tutte le logge, che sono riservati allo studio dell’esoterismo ed al perfezionamento interiore, quali ad esempio il Rito Scozzese Antico ed Accettato, il Rito Scozzese Rettificato e il Royal Arch inglese.
Si tratta dunque di uno studio, questo riproposto dal di Luca, che per i massoni rappresenta un’occasione di rilettura guidata e ispirata del Libro sacro, il Vangelo di Giovanni, in presenza del quale si aprono e si svolgono i lavori della loggia, mentre per i «profani» un invito a una conoscenza vera della massoneria come Ordine iniziatico di tradizione giudaico-cristiana.


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