Gaia Scienza & Cabala Fonetica
Prima lettura
...
i
vecchi maestri, nello scrivere i loro trattati utilizzarono
soprattutto la Cabala
ermetica, che chiamavano anche lingua degli uccelli, degli dèi, gaia scienza, gaio
sapere...
Cabala è una deformazione di
karban
(karban), che biascica,
o parla una lingua barbara. ... L’idioma da cui gli autori hanno preso i loro termini è il greco
arcaico, lingua madre secondo la maggioranza dei discepoli di Hermete.
... Dato che tutti i vocaboli scelti nella nostra lingua (il francese)
per definire certi segreti hanno degli equivalenti ortografici
o fonetici greci, basta conoscere bene questi per scoprire
subito il significato esatto, ristabilito, di quelli.
L’utilizzo di parole greche dissimulate sotto termini francesi che
vi corrispondono, di struttura simile ma di significato più o meno
corrotto, permette all’investigatore di penetrare facilmente il
pensiero intimo dei maestri e gli dà la chiave del santuario
ermetico.
È il mezzo che abbiamo utilizzato, seguendo l’esempio degli
antichi, e al quale faremo spesso ricorso nell’analisi delle opere
simboliche che ci sono state trasmesse in eredità dai nostri
predecessori.
(DP
I, 109;
trad.it. I, 93)
(N.B. Il richiamo è: DP 1, Les Demeures
Philosophales, Tome I. Il numero di pagina fa riferimento all’edizione del 1965.
Le citazioni
derivano tutte da traduzioni fatte «ex novo» sui testi originali). |
Ricreazione
La cabala
fonetica è uno dei primi argomenti che Fulcanelli ha ritenuto di dover
affrontare all’inizio del suo testo. Evidentemente il motivo è chiarito
dalle sue stesse affermazioni, che sottolineano come sia importante nello
studio dell’Arte Ermetica risalire al testo originale, o a una traduzione
fatta da un Maestro dell’Arte, pena la perdita totale di significato.
Bisogna comunque aggiungere alle istruzioni dell’Adepto i possibili giochi
omofonici in lingua francese, e il fatto indiscutibile che non sono i testi
francesi gli unici a prestarsi a questo metodo ermeneutico, ma anche quelli in
altre lingue, tra cui, in particolare e ovviamente, quelli latini.
Grasset d’Orcet, l’erudito tanto stimato dall’Adepto, ha norme un po’
diverse, a modo suo più ampie. Dai suoi studi ricaviamo una serie di esempi
di letture cabalistiche, che seguono regole più complesse di quelle enunciate
da Fulcanelli, e che in teoria ammettono qualunque lingua antica. La lingua
francese, sostiene d’Orcet, tuttavia resta la più importante perché era la
lingua della massoneria (operativa) che se ne serviva per comunicare gli
emblemi dell’araldica, cioè era (ma è ancora) la lingua del blasone.
Insegnava:
La parola blasone
viene dal greco: i tagliapietre hanno per patrono san Biagio, saint Blaise,
il cui nome viene dal greco dove significa «parlare bleso».
Questa è la lingua
del blasone, e se non la si trova armoniosa, va ricordato che era fatta per
gli occhi e non per le orecchie.
Si legge
indifferentemente da sinistra a destra, sempre dal basso verso l’alto quando
il soggetto è complicato. A piacere nei blasoni semplici. Il senso è
indicato dalla disposizione delle figure.
Per il resto si
può consultare qualsiasi dizionario del blasone, notando ancora che la destra
e la sinistra, o senestre, si pronunciano sempre OR e TOR.
Quanto alle vocali,
non se ne tiene mai conto.
Nella lingua del
blasone, il Vulgaire, il volgare, designa sempre il francese.
... Non ci si deve
stupire se la lingua francese è stata l’idioma adottato da tutte le tribù
dei massoni d’Europa, molto prima della data in cui ha fatto il suo ingresso
ufficiale nel mondo col famoso giuramento di Lotario e di Carlo il Calvo,
perché tutto ciò che si è potuto raccogliere dell’antico gallico prova
che era un dialetto abbastanza prossimo al latino. Infatti all’assedio di
Gergovia Cesare non osò scrivere una lettera in latino perché poteva cadere
in mano ai Galli, e tutti comprendevano la lingua di Cesare. |
Quasi
certamente Grasset D’Orcet aveva appreso i segreti della cabala da un maestro del «Compagnonnage»,
anche se non dobbiamo dimenticare il fatto che lo zio era Gran Tegolatore del
Grande Oriente di Francia, e che in quell’epoca un po’ più fortunata la
massoneria delle logge moderne non aveva ancora perso tutte le sue conoscenze
iniziatiche. Il Tegolatore doveva conoscere il linguaggio segreto per
riconoscere i veri «fratelli» da quelli che si spacciavano per tali. Su
questo tema d’Orcet aveva una serie di informazioni molto curiose, ne
riporteremo alcune arricchite da splendidi esempi di gioco verbale.
I massoni si
davano il nome di pair peintre angles. La parola angler in
francese antico significava sia «nascondere» che fare «du galon»,
cioè dei galloni, degli ornamenti. Il loro segno di
riconoscimento era la lettera L. Il dialogo per
riconoscersi era:
D. Lanterne
si el? (In francese moderno «lanterne-t-il?», cioè «egli
lanterna?»)
R. Bouteille
(bottiglia)
Che però andava
diversamente inteso, tenuto conto che parlando velocemente la pronuncia
francese è molto simile:
D. Loin
terre n’est ciel? (Il cielo non è forse lontano dalla terra?)
R. Boute
oeil (Butta l’occhio, vai a vedere) |
Sempre secondo
Grasset d’Orcet la tradizione massonica è riconducibile al Mitraismo, cioè
a quello che egli definisce «la setta essenzialmente militare di
Mitra»:
I dogmi di questa
erano molto vicini a quelli della Chiesa occidentale, che aveva adottato la
sua gerarchia e i suoi paramenti sacerdotali: così si spiega l’accordo
intervenuto tra il suo capo Costantino e il papa.
Invece a Bisanzio
stava la setta di Serapide, che aveva sostenuto un ruolo analogo nella Chiesa
Orientale. Sarà nel convento
del Sinai che l’islamismo verrà elaborato dai monaci della setta di
Serapide o del fuoco, patrono dei «cucinieri».
L’ordine di Mitra
doveva sostenere un ruolo capitale nella difesa dell’Occidente contro gli
Arabi e nella sottomissione dei Sassoni, loro alleati. Perciò fu
riorganizzato da Carlo Magno sotto il nome di Getrus o «fedeli», che si trasformò più tardi in ordine del Tempio di
Gerusalemme, cioè di Salomone.
Il grande dio della
massoneria greca, così come di quella moderna, in effetti era Nephes,
la Nebbia o lo Sconosciuto, principio universale, la nube che
abbraccia Ixion e che i greci chiamavano la Confusa, l’ingarbugliata,
Gryphe, con una testa di bue come geroglifico.
Questa professione
di fede che i massoni dicevano di possedere dai druidi era adottata senza
distinzione sia da quelli che sostenevano la Chiesa di Roma che dagli altri.
Diceva: «Il druido non
rende culto che al vero solo amore, chiave che apre le porte del cielo... Il
massone ha per principio universale la nebbia 1
da cui esce il principe del
vero, solo regnante».
1. (Il termine,
che può apparire inconsueto e addirittura inaudito, è eco sapiente e fedele
della «nube divina», la ‘nephéle’ che anche Dionigi Aeropagita
tratteggia in Teologia mistica, I 1, 997b-1000a, n.d.r.)
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Questa era la base
della dottrina che essi pretendevano di possedere dai druidi, per cui si
chiamavano beaux coeurs, bei cuori, e avevano preso come monogramma un coeur
bleu, una corbeille, un corbeau, cioè un cuore azzurro, un
canestro, un corvo, e specialmente un obelisco quadrato: carré obelisque,
da cui il loro titolo di écribouilles, che Fulcanelli cita ancora.
Quanto al corvo, corbeau,
che suona anche come «bel corpo», ci sono noti due suoi nomi
gallici, Brun o Bran, e Lug o Luc, due parole che
voglio dire sia «bruno» che «color legno». Ritroveremo
tutto ciò in alcuni giochi cabalistici dell’Adepto. Per concludere
questa piccola scorsa in un mondo ormai dimenticato, vediamo alcuni piccoli
esempi di cabala:
MES DEUX
CHIENS = MÉDECINE
miei due cani
= medicina
DAIM
ANDOUILLÉ = DAME EN DEUIL
daino con le
corna ramificate = dama in lutto
SOLEIL
RAYONNANT = UN SOL EN CHEF: INSOLENCE
sole
raggiante = un sole in cima: insolenza
CARRÉ TOUR =
CRÉATEUR
torre
quadrata = creatore
Ricordiamo che
queste sono immagini che dovevano essere disegnate o scolpite, e infine
risolte come veri e propri «rebus» enigmistici. Nelle nostre
divagazioni sulle letture, che cercheremo comunque di tradurre tenendo conto
di queste esigenze, avremo spesso occasione di praticare il «gaio»
gioco ermetico che divertiva tanto gli antichi Maestri.
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