Mater -
Materia
Seconda lettura
La
Parola di Dio, che è il vero Verbum demissum del
Trevisano e la Parola perduta dei frammassoni medievali
designa il Segreto materiale dell’Opera, la cui rivelazione
costituisce il Dono di Dio, e sulla natura, il nome
volgare o l’uso del quale tutti i filosofi mantengono un
silenzio impenetrabile.. concerne il soggetto dei saggi..
e anche il modo in cui va lavorato..
(DP 1 - 162)
Due
nature, di forma simile, ma di proprietà contrarie.. solo
quella che sostiene il ruolo di materia femminile è segnata e
nominata alchemicamente sul modiglione.. un drago alato.. è l’immagine
del corpo primitivo e volatile, vero e unico soggetto su
cui si deve inizialmente lavorare.. il suo nome tradizionale
(è) pietra dei filosofi..
(DP 1, 165)
In
effetti è veramente pietra, perché presenta, uscendo
dalla miniera, i caratteri esteriori comuni a tutti i minerali.
È il
caos dei Saggi, nel quale sono racchiusi i quattro
elementi, ma confusi e disordinati. È il nostro vegliardo
e il padre dei metalli, che gli devono la propria
origine, dato che rappresenta la prima manifestazione metallica
terrestre..
Lo si
chiama anche drago nero coperto di scaglie, serpente
velenoso, figlia di Saturno e «la più amata tra i suoi
figli».
Questa
sostanza primordiale ha visto la propria evoluzione interrotta
dall’interposizione e dalla penetrazione di uno zolfo infetto
e combustibile, che ne impasta il puro mercurio, lo trattiene e
lo coagula.
E
sebbene sia interamente volatile, questo mercurio primitivo,
corporificato sotto l’azione seccativa dello zolfo arsenicale,
assume l’aspetto di una massa solida, nera, densa, fibrosa,
fragile, friabile, la cui poca utilità rende vile, abietta e
disprezzabile agli occhi degli uomini.
In
questo soggetto -parente povero della famiglia dei metalli- l’artista
illuminato tuttavia trova tutto ciò di cui ha bisogno per
incominciare e completare il suo grande lavoro, perché vi
entra, dicono gli autori, all’inizio, in mezzo e alla fine
dell’Opera.
Perciò
gli Antichi lo hanno paragonato al Caos della Creazione, dove
gli elementi e i princìpi, le tenebre e la luce, stavano
confusi, mescolati e incapaci di reagire gli uni sugli altri.
È il
motivo per cui hanno descritto simbolicamente la loro materia
nel suo primo stato con l’immagine del mondo, che
contiene in sé i materiali del nostro globo ermetico, o microcosmo,
riuniti senza ordine, senza forma né misura.
Il
nostro globo, riflesso e specchio del macrocosmo,
perciò è solo una particella del caos primordiale.. orientata
e diretta verso il regno minerale..
Questo
Caos diventato corpo contiene confusamente il seme più
puro e la sostanza più prossima che esista dei minerali e dei
metalli.
La materia filosofica
perciò è di origine minerale e metallica. Partendo, non la si
deve cercare che nella radice
minerale e metallica.
(N.B.
I richiami sono: DP 1, Les Demeures Philosophales,
Tome I. DP 2, ibidem, Tome 2. Il numero di pagina
fa riferimento all’edizione del 1965. MC, Le
Mystère des Cathédrales, edizione del 1964. Le citazioni
derivano tutte da traduzioni fatte «ex novo» sui testi
originali). |
Ricreazione
Su questo tema dovremmo
soffermarci a lungo, senza comunque sperare di poterlo esaurire, tanto è
vasto e tanto sono enormi le sue conseguenze. L’Adepto ci insegna dunque,
per prima cosa, che il Soggetto dell’Arte è uno degli arcani
principali dell’Opera, se non addirittura l’Arcano per eccellenza.
Il nome volgare della materia iniziale, quella con cui si deve cominciare ad
operare, sarebbe il Verbum Demissum, la Parola Perduta.
Interpretata letteralmente questa affermazione sembra eccessiva e anche un po’
incomprensibile. Dobbiamo sforzarci di penetrarne il senso esoterico.
Fulcanelli descrive più volte il soggetto, e ne dà diverse definizioni. Se
queste sono utili per conoscerne la forma corporea, ci possono anche aiutare a
intravederne la profondità metafisica. Questo ente misteriosissimo,
innanzitutto, è personificato nella Madonna, la Vergine Madre.
Lo dice lo stesso Adepto:
La
Vergine Madre, spogliata dal suo velo simbolico, non è altro
che la personificazione della sostanza primitiva di cui si è
servito per realizzare i suoi disegni il Principio creatore di
tutto ciò che è:
Il
Signore mi ha posseduta all’inizio..
Io ero prima che formasse qualche altra creatura.
Io ero dall’eternità prima che la terra fosse creata.
Gli abissi non erano ancora, e io ero già concepita.
Le fontane non erano ancora uscite dalla terra;..
quando poneva le fondamenta della terra, io ero con Lui
La
Vergine è il vaso che contiene lo spirito delle cose:
Vas
spirituale Tosone di Gedeone
Palma patientiae Rosa mistica
Lilium inter spinas Porta del cielo
Miele simbolico Casa dell’oro
Sede della sapienza Soggetto della scienza
..
la Luna che riceve i raggi del Sole e li conserva
segretamente nel suo seno.
..
è la dispensatrice della sostanza passiva che lo spirito solare
viene ad animare.
..Maria,
madre di Gesù, era della discendenza di Jesse. Ora la parola
ebraica jes significa fuoco, sole,
divinità. Essere della discendenza di Jesse perciò equivale ad
essere della razza del sole, del fuoco. Come la materia trae la
sua origine dal fuoco solare..
Infine.. la Vergine è chiamata propriamente radice (salve
radix) per indicare che è il principio e l’inizio del
Tutto: Salve, radice grazie a cui la Luce ha brillato sul
mondo..».
Da tutto ciò vediamo che il Soggetto dei Saggi è la
personificazione, la corporificazione, della Sapienza. Appare
molto chiaramente nella Bibbia, dove alcune espressioni sembrano
tipiche del risultato della Grande Opera:
(Proverbi)
(3,16) Lunghezza di giorni nella sua destra,
e nella sinistra ricchezza e gloria
(3,18) È
albero della vita per chi se ne impadronirà..
(MC 90)
|
Notiamo
velocemente (ma varrebbe la pena di esaminare uno ad uno i passi che le
si riferiscono, specialmente quelli di Proverbi 8,22 e segg., di cui
Fulcanelli ci ha dato un estratto) che, poiché la Grande Opera è una
riproduzione della Creazione del mondo, nella descrizione biblica del
momento genesiaco citata dall’Adepto abbiamo anche una
rappresentazione dell’operazione del Mercurio all’inizio dell’Opera:
lo sgorgare delle acque, la simultanea formazione della terra,
la loro reciproca fissazione e conseguente delimitazione.
Perciò la nostra Vergine rappresenta contemporaneamente almeno tre cose, diverse eppure simili, comunque apparentate perché
una discende dall’altra. Sono: la Sapienza di Dio, Anima del Mondo, o
Spirito Universale, o Mercurio Universale, esistente «in initio», «ab aeterno», causa efficiente di tutto ciò che segue; poi la
Prima Materia, Vergine Nera, causa sostanziale o materiale della
Creazione; Infine la Vergine Bianca, Mercurio Comune dei Filosofi e
causa finale di questa prima parte della Genesi.
Rileggiamo in proposito alcuni passi del Khunrath che a questo ha
dedicato il suo preziosissimo testo. Nell’Anfiteatro dell’Eterna
Sapienza dice, tra l’altro:
La
sapienza è più mobile di qualunque movimento, cioè per
la celerità del suo movimento vince qualunque moto e penetra ogni
cosa a causa della sua purezza e della sua sottigliezza.
Questo, figlio mio, è ciò che i Sapienti intendevano
filosofando del moto perpetuo. Questo moto.. è
la forza di tutta la forza del forte: e perciò vincerà ogni
cosa sottile e penetrerà ogni cosa solida. Essa muove
sapientemente, conserva potenzialmente, anima e vivifica ogni
cosa.
Se tu conosci la Natura (che tutti gli Antichi e i
Padri ortodossi hanno affermato verissimamente e molto
pietosamente essere qeoufonhn
(Theoyphonen), cioè la «voce»
di Dio). Teosoficamente, sia in astratto che in concreto, sia
universalmente che particolarmente, tu conosci (credimi) il moto
perpetuo dei Sapienti.
.. il libro della Natura spiega il libro della sacrosanta
scrittura e viceversa.
Apprendete dunque a conoscere il sale della sapienza
antichissima, il vitriolo cattolico della natura (etimologicamente
«cattolico», dal Greco katholikon, significa ‘universale’,
n.d.r.), che
si trova cattolicamente nella sola miniera della sapienza,
e voi conoscerete Teo-Soficamente tutto in tutte le cose.
E sebbene, secondo il secolo, non vi sia nulla di più
ignominioso, di più disprezzato, di meno onorato, di questa
Miniera, tuttavia è lei, che il mondo disprezza iniquamente,
quella cosa che il Teo-Sofo glorifica degnamente.
..Ho amato le sue forme, perché la mia amica è tutta bella..
..La Sapienza
divina riassume le forme di tutte le cose eminenti per la loro
bellezza..
..La Pulcritudine della Sapienza è negli Angeli splendore,
negli Astri irradiazione, nei Cieli candore, nell’Aria luce,
nella Terra viridità, nell’Acqua limpidezza, nei Fiori
colore, negli Animali proporzione, nell’uomo bellezza e
figura, nell’Anima ragione, nei Fedeli Fede.
Dio dà e invia la Sapienza. Non l’uomo o qualche libro
(umano). Essa si trova presso Dio, non presso gli uomini o
qualche altra creatura.
Essa è comunicata dall’Influenza, dalla Luce e dal Movimento
del Sole Divino.
Gridiamo dunque tutti, con tutto il nostro amore: Cieli Divini,
versate dall’alto la vostra rugiada e che le nubi lascino
piovere la Sapienza del Sapientissimo.
Che si apra la Terra..
Heinrich Khunrath,
Amphitheatrum Sapientiae Eternae, 1609 |
Non potremmo
concludere più degnamente questa prima parte delle nostre divagazioni che con
le parole che prendiamo dalla splendida opera di Giuliano Imperatore -quello
che il mondo volle tacciare di «apostasia»- dedicata alla «Madre degli Dei» (dove i corsivi sono nostri):
Chi
è dunque la Madre degli dèi (h Mhthr tvn qewn,
e Meter ton theon)? È la sorgente (phgh,
pege) degli dèi intelligenti e
demiurghi che governano le cose visibili, la genitrice e
allo stesso tempo la sposa del grande Zeus, grande dea
venuta all’esistenza subito dopo e insieme al grande demiurgo.
È la signora di ogni vita, causa di ogni generazione,
che (oziosamente) porta a compimento nella quiete ciò che è
fatto, partorisce senza dolore ed è demiurga col padre di ciò
che esiste, è la vergine senza madre, il cui trono è in
comune con quello di Zeus, ed è effettivamente la madre di
tutti gli dei.
Infatti, avendo ricevuto in sé le cause di tutti gli dei
intelligibili (nohtwn,
noeton) sovracosmici, divenne la fonte
degli dei intelligenti (noeroiV,
noerois).
Questa dea.. è anche provvidenza (pronoia,
pronoia).
Giuliano
Imperatore, Inno alla Madre degli dèi, 166-c |
Dunque, e
innanzitutto, la Materia di cui parliamo è lo Spirito Universale, l’Anima
del Mondo, la Natura, la sostanza (intelligente) che è alla base di
tutta la nostra manifestazione.
Senza di lei non c’è vita. In una visione neoplatonica potremmo dire
che è la prima emanazione, quella che pervade l’Universo. Per questo,
senza tante fantasie che hanno fin troppo a lungo afflitto gli studi di
Alchimia, i Maestri possono affermare veracemente che questa materia
tutti la possiedono, dal più ricco al più povero, che si trova
dovunque, etc., come dice Valois:
Esiste
una pietra di grande virtù, ed è detta pietra e non è pietra,
ed è minerale, vegetale e animale, che si trova dovunque e
sempre e presso chiunque. |
È il vero Caos
della stessa Creazione, che contiene in sé tutto ciò che poi si
manifesta, perciò è la madre di tutto. E dato che questa
materia è una porzione del Caos originario, e che la Grande Opera,
ripartendo dall’inizio, ripercorre tutte le tappe della Creazione, l’alchimista,
«simia Dei» e piccolo demiurgo, potrà osservare la Natura in
tutte le sue manifestazioni. Il nostro soggetto acquisisce perciò un
nuovo nome, quello di «Specchio», perché vi si vede
riflessa l’Opera per eccellenza, quella divina. Nell’iconografia
più precisa questo specchio è convesso, perché riflettendola, riduce
l’immagine in piccolo (microcosmo). Dice a questo proposito l’Adepto:
..un
busto femminile riflesso da uno Specchio. Riconosciamo il
geroglifico del Soggetto dei Saggi, specchio nel quale si
vede tutta la natura allo scoperto
(MC 128)
Lo
specchio simboleggia l’inizio dell’opera..
Alchemicamente la materia prima, quella che l’artista deve
scegliere per cominciare l’Opera, è denominata Specchio
dell’Arte..
(MC 124) |
Riassumendo:
uno specchio, un corpo di natura minerale e metallica, una
corporificazione della Sapienza divina, una particella del caos
originario e primordiale, una rappresentazione della Vergine Madre. Dal
punto di vista fisico ed esteriore la sua caratteristica principale e
più importante è quella di essere rivestita di un corpo repellente e
spregevole, oscuro e vile, che la rende priva di qualunque valore agli
occhi dei non iniziati e su cui i Maestri insistono molto. Lo aveva già
detto Khunrath, lo ripete Flamel:
Esiste
una pietra occulta, nascosta e seppellita nel più profondo di
una fontana, che è vile, abietta e per nulla pregiata; ed è
coperta di sterco ed escrementi.. |
Come dice di
sé la sposa del Cantico di Salomone (1,4):
Sono
nera, ma sono bella, figlie di Gerusalemme
come i tabernacoli di Kedar, come le tende di Salomone |
Si ripercorre
così la meravigliosa fiaba di Pelle d’Asino, quando la splendida
principessa è rivestita con la spiacevole spoglia dell’animale, come
ci racconta Perrault:
..Per
rendervi irriconoscibile
La spoglia dell’Asino è una maschera ammirevole
Nascondetevi bene in questa pelle
Non si crederà mai, tanto è orribile,
Che racchiuda qualcosa di buono.
..............................
La fanciulla tuttavia continuava il suo cammino,
Il viso coperto da una vile sporcizia,
A ogni Passante tendeva la mano,
E cercava di trovare un posto per servire;
Ma il meno delicato e il più disgraziato
Vedendola così sgradevole e così piena di sporco,
Non voleva ascoltare né accettare in casa
Una così laida creatura |
L’inganno è terribile, e il paradosso della logica
volgare impedisce ai più di riconoscere sotto le vesti orride della
Vergine Nera quella Madonna Bianca e splendente, quel Mercurio,
essenziale e unica materia di cui hanno bisogno i Saggi:
In mercurio est quidquid quaerunt
sapientes: tutto ciò che cercano i Saggi sta nel mercurio,
ripetono sino alla noia i nostri vecchi autori.
..Senza di lui, senza questo mercurio estratto dalla nostra Magnesia,
ci assicura Filalete, è inutile accendere la lampada o il forno
dei Filosofi.
(DP 1, 197) |
Infatti malgrado il
suo aspetto e le sue caratteristiche di apparente laidezza e inutilità,
questa materia disprezzabile e di nessun valore è già la Pietra Filosofale,
almeno in potenza, come insegnano tutti i Maestri e come ripete con loro
Fulcanelli:
Questo soggetto, così volgare e così
disprezzato, diventa in seguito l’Albero della Vita,
Elixir o Pietra Filosofale, capolavoro della natura aiutata dall’industriosità
umana...
(MC, 124) |
L’Arcano, come diceva l’Adepto, è davvero
grande: nessun Maestro lo ha mai insegnato a un discepolo se non per
analogia, perché possedere questa materia e riconoscerla è già un
Dono di Dio, e solo a Lui sta manifestarlo a chi ritiene degno. Perciò nell’iconografia
ermetica questo corpo è stato
tradizionalmente rappresentato con immagini sgradevoli e sgraziate: diavolo
e drago, le più comuni e le più note.
Fulcanelli si dilunga sulla prima, dandoci una descrizione non comune,
dettagliata e caritatevole, della Vergine Nera, prima della sua
straordinaria e incomprensibile fecondazione spirituale:
Il diavolo, immagine della
grossolanità materiale opposta alla spiritualità, è il
geroglifico della prima sostanza minerale, come la si trova
nelle sedi metallifere dove i minatori vanno a estrarla.
Un tempo si vedeva rappresentata con l’immagine di Satana..
la signora pietra d’angolo, cioè la nostra pietra angolare e
il blocco primitivo su cui è edificata tutta l’Opera.
Si deve ammettere che per essere così simboleggiato con tratti
deformi e mostruosi -drago, serpente, vampiro, diavolo, tarasca,
etc.- questo sfortunato soggetto deve avere natura ben
disgraziata.
In effetti, il suo aspetto non ha nulla di seducente. Nero,
coperto di lamine scagliose, spesso rivestite di puntini rossi o
di uno strato giallo, friabile e fosco, dall’odore forte e
nauseante, che i filosofi definiscono toxicum et venenum,
sporca le dita quando lo si tocca, e sembra riunire tutto ciò
che può dispiacere.
Tuttavia questo primitivo soggetto dei saggi, vile e
disprezzato dagli ignoranti, è il solo, l’unico dispensatore
dell’acqua celeste, il nostro primo mercurio e il
grande Alkaest.
(DP
II, 97) |
Lo ripetiamo anche
noi, ancora una volta: questo aspetto disgustoso e repellente, fetido e
sudicio, nasconde il tesoro più grande che sia riservato all’uomo su questa
terra. Da questo deriva l’altra sua immagine che, ci ricorda l’Adepto,
è la più comune e la più diffusa:
..in tutte le leggende antiche di Asia
e di Europa, è sempre un Drago ad essere preposto a
guardia dei tesori..
(DP I, 197) |
La nostra amata e benedetta prima Vergine è anche, e
al contempo, la Tarasca, il Drago che protegge i
tesori e tiene prigioniera la fanciulla, la seconda Vergine, il
Mercurio che il Cavaliere dovrà liberare. Questo drago, che è già a
modo suo un vaso, ne contiene un altro più puro e più prezioso. Ancora
una volta è Fulcanelli a parlarcene, con una chiarezza insolita:
.. un vaso decorato di scaglie
e contenente dei germogli floreali, dei frutti, delle spighe di
mais..
Il vaso scaglioso raffigura quella sostanza primitiva che la
natura offre all’artista all’uscita dalla miniera e con la
quale inizia il suo lavoro.
Da questa estrae i diversi elementi di cui ha bisogno; è con
lei e per suo mezzo che si compie tutto il lavoro.
I filosofi l’hanno rappresentata con l’immagine del Drago
nero e coperto di scaglie.
.. Il potere vegetativo indicato dalla fruttificazione del vaso
simbolico, è dunque espressamente confermato nel drago mitico,
che si sdoppia in mercurio comune o primo
dissolvente.
(DP I, 259) |
Fulcanelli insiste
sul simbolo del Drago che, ci insegna, veniva chiamato Ladon,
che suona come Laton, la nostra Latona, che riconduce al verbo
greco lhqw
(letho), «essere nascosto, sconosciuto,
ignorato». «Imbiancate Latona e rompete i vostri libri, perché
non siano spezzati i vostri cuori», ripetono i vecchi Maestri,
riportandoci all’altra immagine simbolica della nostra materia, il libro.
Abbiamo già insistito sul nome che gli
antichi davano alla loro materia, che chiamavano Liber,
il libro.
Questo minerale presenta una configurazione particolare: le
lamine cristalline che ne formano la struttura sono, come nella
mica, sovrapposte come i fogli di un libro.
Il suo aspetto esteriore gli ha meritato l’epiteto di lebbroso
e quella di Drago coperto di scaglie, perché la sua
ganga è squamosa, sgradevole e rude al tocco.
(DP I, 316) |
Una Vergine Nera che è anche Diavolo e Drago.
Quando, dopo l’Annunciazione, penetrata dallo Spirito, è diventata bianca,
cioè è divenuta la nostra terra bianca fogliata, la si vede
pudica dinanzi all’Arcangelo, con la mano che poggia su un libro
aperto.
L’apertura del libro, l’acqua che sgorga dalla roccia, l’uccisione
del drago che libera la fanciulla prigioniera, sono tutte
rappresentazioni simboliche dell’operazione che si deve compiere
inizialmente su questa materia misteriosa su cui ci siamo tanto
dilungati, libro sempre chiuso dalla Natura per il profano, ma che
diventa, per l’iniziato che riesce ad aprirlo, lo specchio in
cui potrà apprendere tutti i segreti del macro e microcosmo.
Per l’indegno che osasse invece tentare l’avventura, senza averne
diritto e conoscenza, ammettendo che riesca ad entrare in possesso del libro
chiuso, il che ci pare molto improbabile, ed a riconoscerlo, e
questo ci sembra ancora più difficile, la Belle Dame sans mercy
mostrerà il suo volto demoniaco e mortale, ed egli non potrà sfuggire
alla punizione cui lo ha portato la sua insipienza e la sua infinita
presunzione.
Ma lasciamo questi pensieri tristi e un po’ lugubri, e giochiamo con
la nostra cabala, notando che soggetto, sujet,
diventa
sukia
(sykia), «inutile, buono a nulla», a sottolineare il poco valore della
materia iniziale. Risuona anche
suzugew
(syzigeo), «essere
collegato, aggiogato insieme», e
suzugia
(syzygia), «unione, coppia», perché questa materia non si trova già
preparata in natura, ma è il risultato di una prima congiunzione. Non
facciamoci ingannare dai Maestri quando ci dicono che questo minerale
è «estratto dalla miniera». Si deve capire di che miniera
si tratta, e in qual modo l’alchimista stesso lo deve estrarre col
piccone appropriato. In effetti ricordiamo ancora di aver avuto la
notizia, che ci ha fatto sorridere un po’ melanconicamente, di giovani
pieni di buona volontà che andavano per autentiche miniere a scavare
non si sa quale minerale. Santa ingenuità di chi continua a prendere i
testi ermetici alla lettera, a confermare che la strada dell’Inferno
è sempre lastricata di buone intenzioni!
Fulcanelli ricorda i nomi dei genitori del nostro drago: sono Tifone
ed Echidna, e insegna che
il
greco
Tujawn
(Typhaon).. -il Tifone egizio- significa riempire di fumo,
accendere, bruciare.
Ecidna
(Ekidna), non è altro che la vipera.
Per cui possiamo concludere che il drago trae da Tifone la sua
natura calda ardente, sulfurea, mentre deve alla madre la
costituzione fredda e umida, con la forma caratteristica degli
ofidi. |
D’altra parte
sigaw
(sigao) è «tacere, tener segreto, occulto», e
sigh
(syge) è il «silenzio», di questo arcano dunque non si deve parlare.
Il legame poi è evidente con
sukea (sykea) (sukh,
syke), il
«fico», la pianta religiosa
e sacra i cui frutti stillano un umore biancastro e gommoso.
La radice metallica, in francese racine, sarà
rakinoV
(rakinos), «lercio, cencioso», da
rakoV
(rakos), «cencio, straccio, brandello, che ci riporta ancora a Pelle d’Asino
e alla sua orrida veste.
Potremmo proseguire con altre «spiritosaggini», ma avremo
certamente ancora occasione di tornare su Notre-Dame de dessoubs
terre, Nostra Signora di sottoterra, e di notare le sue
particolarità.
|